Il DP World Tour ritorna in Sudafrica, dopo le due tappe di dicembre, dove è in programma una delle gare più longeve e prestigiose nel panorama internazionale, giunto alla 114ª edizione, l’Investec South African Open Championship, organizzato in collaborazione con il Sunshine Tour.
Sul percorso del Durban Country Club, a Durban (27 febbraio – 2 marzo), saranno al via tre azzurri: Gregorio De Leo, quinto la scorsa settimana nel Magical Kenya Open, Francesco Laporta e Andrea Pavan. E’ il dodicesimo evento stagionale e settimo del ciclo di otto denominati “International Swing” che daranno al vincitore di una speciale classifica a punti un premio di 200.000 dollari e alcune agevolazioni. Al momento è in vetta l’inglese Laurie Canter.
Difende il titolo Dean Burmester, 35enne di Mutare, nello Zimbabwe, ma sudafricano a tutti gli effetti, che ne vanta quattro sul DP World Tour, otto sul circuito di casa al netto di quelli in combinata, e uno sulla LIV Golf di cui è membro. Nel 2024 tre azzurri terminarono alle sue spalle in top ten: Renato Paratore 2°, Matteo Manassero 5° e Francesco Laporta 10°.
Burmester non è voluto mancare all’appuntamento nel torneo che tutti i giocatori di casa vorrebbero avere nel proprio palmarès (negli anni 2000 si sono imposti 17 volte, comprese le ultime 6, su 25), così come Branden Grace, a segno nel 2020, altro atleta che milita nella Superlega araba. In un field di qualità, che promette agonismo e spettacolo, possono dare un significativo contributo otto dei dieci vincitori stagionali: i sudafricani Jacques Kruyswijk, suo il successo in Kenya, e Shaun Norris, gli inglesi John Parry, secondo a Nairobi, e il citato Canter, con esperienza sulla LIV Golf, lo spagnolo Alejandro Del Rey, gli statunitensi Johannes Veerman e Ryggs Johnston e il cinese Haotong Li. E hanno chance anche alcuni degli altri sette past winner presenti, in particolare i sudafricani Daniel Van Tonder e Brandon Stone, gli inglesi Chris Paisley e Andy Sullivan e lo scozzese Richie Ramsay. Meno possibilità per gli altri sudafricani Richard Sterne ed Hennie Otto (due allori nell’Open d’Italia, 2008, 2014).
Da ricordare tra i favoriti anche gli altri sudafricani Charl Schwartzel, pure lui nella Superlega, Wilco Nienaber, JJ Senekal e Deon Germishuys, terzo in Kenya, gli spagnoli Adrian Otaegui e Jorge Campillo e l’inglese Dale Whitnell. Motivazione in più per tutti i tre posti a disposizione nel field di un Major, il The Open (Royal Portrush GC, Portrush, Irlanda del Nord, 17-20 luglio), per i primi non altrimenti esenti.
Tra gli azzurri proverà a dare seguito al suo buon momento Gregorio De Leo, approdato sul DP World Tour con la ‘carta’ conquistata alla Qualifying School di novembre (13°). Stesso discorso per Laporta, in buona classifica nelle ultime due uscite e con un bel sesto posto precedente (Nedbank Golf Challenge), mentre Pavan, abbastanza regolare con quattro top 25, deve riscattare l’inattesa uscita al taglio in Kenya. Il montepremi è di 1.500.000 dollari.
La storia – Il torneo nato nel 1903, non ha mai abbandonato il nome originario di South African Open, ma dal 1973 gli è stato abbinato quello di uno sponsor. Dal 1997 è entrato nel calendario del circuito europeo. A testimonianza di quanto conti per i sudafricani basta guardare l’albo d’oro dove un grande campione con Gary Player vi ha posto la firma per ben 13 volte (tra il 1956 e il 1981), record probabilmente destinato a rimanere un unicum. Ma nella lista dei plurivincitori seguono altri grandi quali Bobby Locke con nove vittorie (dal 1935 al 1955), Sid Brews con otto (dal 1925 al 1952) ed Ernie Els con cinque (dal 1992 al 2010), affiancato dallo scozzese George Fotheringham (dal 1908 al 1914).
La gara su Sky e in streaming su NOW – L’Investec South African Open Championship sarà trasmesso da Sky, canale Sky Sport Golf, e in streaming su NOW ai seguenti orari: giovedì 27 febbraio e venerdì 28, dalle ore 12 alle ore 17; sabato 1 marzo, dalle ore 11,30 alle ore 16; domenica 2 marzo, dalle ore 10,30 alle ore 15,30. Commento di Alessandro Lupi, Silvio Grappasonni, Claudio Viganò e di Fabrizio Redaelli.
Nella foto: Gregorio De Leo