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79° Masters Tournament senza italiani dopo 5 anni

  06 Aprile 2015 News
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Lo storico percorso dell’Augusta National Golf Club, ad Augusta in Georgia, voluto dal mitico Bobby Jones, ospita la 79ª edizione del Masters Tournament (9-12 aprile), che sarà anticipata mercoledì 8 dal Par 3 Contest, la gara che nessuno vuole vincere, perché da quando è stato instituito nel 1960 non c’è stata mai doppietta. A consolare colui che per forza dovrà risultare primo in classifica la speranza di poter vestire la “giacca verde” in altra occasione, perché questo almeno è accaduto.   Senza italiani – Sarà il primo Masters senza italiani dopo cinque anni. C’erano state tre presenze nel 2010 (i due Molinari e Manassero), e due nelle stagioni successive (i due Molinari 2011-2012 e Manassero e Francesco Molinari 2013-2014), mentre questa volta nessuno è riuscito a qualificarsi essendo i nostri migliori giocatori tutti oltre il 50° posto nell’ordine di merito e non rientrando in nessuna delle 19 categorie di ammissione. Francesco Molinari ha scritto su Twitter: “Mi spiace non essere presente al mio sesto Masters consecutivo. Spero di tornare presto protagonista”.   I favoriti – Tre i personaggi che calamitano l’attenzione della vigilia: il nordirlandese Rory McIlroy (nella foto), numero uno mondiale, grande favorito e teso a completare il grande slam, dopo aver già vinto gli altri tre major (US Open, 2011, Open Championship, 2014, due US PGA Championship, 2012, 2014), Bubba Watson campione uscente e andato a segno ad Augusta anche nel 2012, altro favorito, e Tiger Woods, che non gode dei favori del pronostico, ma che con la sua presenza, all’ennesimo rientro dopo i continui infortuni, darà sicuramente un altro sapore al torneo.   L’unica volta che l’ex numero uno mondiale, ora oltre il centesimo posto nel world ranking, ha saltato il Masters è stato lo scorso anno dopo che nel 2013 era stato in corsa per il titolo. In diciassette presenze da professionista ha ottenuto quattro successi (1997, 2001, 2002, 2005) e 13 top ten e non è mai uscito al taglio. Le sue condizioni attuali di forma sono avvolte nel mistero. Tiger ha annunciato la sua partecipazione nella scorsa settimana attraverso il suo sito web: “Voglio essere in campo in una gara per me molto importante. Ho lavorato molto e non vedo l’ora di cominciare”. In precedenza, dopo gli unici due tornei disputati in stagione (molto male e con record negativo assoluto per lui di un giro in 82 colpi), aveva detto che sarebbe tornato solo con un gioco “presentabile”. Comunque sia, con Woods sarà comunque un altro Masters.   McIlroy ha un brutto ricordo del Masters, perché nel 2011 ne buttò via uno praticamente vinto con un 80 nel giro conclusivo: era quasi un ragazzino e quella disavventura avrebbe potuto avere brutte ripercussioni sulla carriera, invece due mesi dopo s’impose nell’US Open iniziando il suo splendido volo verso il vertice mondiale. Ora è nelle condizioni migliori per arrivare al titolo: ottima forma, leadership nel world ranking, grande convinzione e anche il timore reverenziale che nutrono per lui i suoi avversari, elemento non trascurabile.   Watson, genio e sregolatezza, ha tutto per puntare al tris, ma con lui mai dire mai. Può essere grande protagonista o finire nell’anonimato, tuttavia con due giacche verdi nell’armadio conquistate in tre anni, anche se in mezzo c’è un 50° posto, è difficile non concedergli fiducia.   In un evento al quale prendono parte praticamente tutti i migliori giocatori del mondo sono tante le soluzioni ed è sempre difficile avventurarsi nelle previsioni. Non è al top, anche se sembra in crescendo, Phil Mickelson che però con il Masters ha un ottimo feeling e merita piena considerazione il giovanissimo Jordan Spieth, ventidue anni da compiere, secondo lo scorso anno e battuto domenica scorsa dopo playoff nello Houston Open. E’ praticamente un cliente fisso dell’alta classifica con tre vittorie nel PGA Tour, due ufficiali e una non ufficiale. Stesso credito, o quasi, per Keegan Bradley, Patrick Reed e Dustin Johnson, il cui rientro dopo il lungo stop per problemi personali, è stato ampiamente positivo, e per l’australiano Adam Scott. Hanno belle carte da giocare, ma non tutti assistiti dalla dovuta condizione, Matt Kuchar, Jimmy Walker, Webb Simpson, Zach Johnson, Jim Furyk, gli inglesi Luke Donald, Justin Rose e Ian Poulter, il tedesco Martin Kaymer, i sudafricani Louis Oosthuizen e Charl Schwartzel, il nordirlandese Graeme McDowell e lo svedese Henrik Stenson.   Nel ruolo di outsiders Rickie Fowler, il cui atteso decollo pare non avvenire mai, Billy Horschel, Jason Dufner, Hunter Mahan, il giapponese Hideki Matsuyama, lo svedese Jonas Blixt, anch’egli secondo nel Masters 2014, l’australiano Jason Day, e il francese Victor Dubuisson. Malgrado una splendida carriera non sembrano avere più il passo giusto l’inglese Lee Westwood, il sudafricano Ernie Els, l’irlandese Padraig Harrington e il fijano Vijay Singh. Per l’angolo della nostalgia saranno in campo grandi campioni come Fred Couples, Tom Watson, il tedesco Bernhard Langer e il gallese Ian Woosnam, peraltro ancora competitivi, insieme a Ben Crenshaw, Sandy Lyle e a Mark O’Meara. Il montepremi è di nove milioni di dollari.   Il torneo su Sky – Il Masters sarà teletrasmesso in diretta, in esclusiva e in alta definizione dalla TV satellitare Sky con collegamenti su Sky Sport 2 HD ai seguenti orari: mercoledì 8 aprile (Par 3 Contest), dalle ore 21 alle ore 23; giovedì 9 e venerdì 10, dalle ore 21 alle ore 1,30; sabato 11, dalle ore 21 alle ore 1; domenica 12, dalle ore 20 alle ore 1. Le dirette saranno precedute da Studio Golf, della durata di trenta minuti. Repliche (tutte su Sky Sport 2 HD): prima giornata, venerdì 10 aprile alle ore 7,30 e alle ore 16; seconda giornata, sabato 11 alle ore 7,30 e alle ore 15,45; terza giornata, domenica 12 alle ore 7,30 e alle ore 16; quarta giornata, lunedì 13 alle ore 7,30. Commento di Lia Capizzi, Silvio Grappasonni, Massimo Scarpa e di Nicola Pomponi.    

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