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142° Open Championship: finale travolgente di Phil Mickelson grande Francesco Molinari (9°)

  21 Luglio 2013 News
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Phil Mickelson ha vinto il 142° Open Championship con 281 colpi (69 74 72 66, -3), unico giocatore sotto par, dopo un giro conclusivo dalle innumerevoli emozioni e che ha visto tra i protagonisti anche Francesco Molinari, terminato nono con 287 (69 74 72 72, +3) alla pari con Hunter Mahan. In tal modo il campione torinese ha ottenuto il miglior risultato in un major, dopo il 10° posto nel PGA Championship del 2010.  Sul terribile percorso di Muirfield (par 71), a Gullane in Scozia, il 43enne mancino di San Diego, ha firmato il suo quinto major (dopo tre Masters e un PGA Championship) con un parziale di 66 (-5) miglior score del turno, rinvenendo forte nel finale e lasciando a tre colpi lo svedese Henrik Stenson (284 – 70 70 74 70, par), che sembra veramente rinato dopo un lungo periodo buio. Terzo posto con 285 (+1) per tre concorrenti di cui uno sicuramente soddisfatto, l’inglese Ian Poulter, risalito con un gran 67 (-4), e due piuttosto delusi, l’australiano Adam Scott e l’inglese Lee Westwood. Quest’ultimo si era presentato sul tee di partenza da leader con due colpi di vantaggio e con la grande speranza di cancellare lo zero nella casella dei major vinti nel suo palmares. E nemmeno Tiger Woods, quinto con 286 (69 71 72 74, +2) è riuscito a sorridere: sperava di conquistare il 15° major, ma ha cominciato molto male e dopo poche buche ha capito che doveva nuovamente chiedere un rinvio per la prodezza. Stesso score per l’americano Zach Johnson, che ha avuto il suo momento di gloria con la leadership nel turno iniziale, e per il giapponese Hideki Matsuyama, di cui si dice un gran bene. Buon torneo per Angel Cabrera, 11° con 288 (+4), per l’iberico Miguel Angel Jimenez, 13° con 289 (+5), e per Matt Kuchar, 15° con 290 (+6). Poche o nulle soddisfazioni per altri che pretendevano sicuramente di più dalla loro prestazione: lo spagnolo Sergio Garcia, 21° con 291 (+7), il sudafricano Ernie Els, campione uscente, 26° con 292 (+8), gli statunitensi Bubba Watson e Dustin Johnson, il thailandese Thongchai Jaidee e il tedesco Martin Kaymer, 32.i con 293 (+9), l’irlandese Padraig Harrington, 54° con 295 (+11), e il nordirlandese Graeme McDowell, 58° con 296 (+12). E’ uscito al taglio Matteo Manassero, 140° con 157 (76 81, +15), stessa sorte toccata anche all’inglese Luke Donald e allo statunitense Jim Furyk, 97.i con 152 (+10), al sempre più deludente irlandese Rory McIlroy (79 75) e al fijano Vijay Singh, 116.i con 154 (+12). Westwood ha subito sbandato spedendo palle erranti nel rough e nei bunker e si è gravato di tre bogey in otto buche, attenuati da un birdie, e Tiger Woods ha fatto di peggio con tre bogey in sei. Anche Adam Scott non è stato impeccabile inizialmente con due bogey, poi ha cambiato ritmo e con quattro birdie si è portato in vetta alla buca 11. Nel frattempo è spuntato dalle retrovie (19°) Ian Poulter, che con un eagle quattro birdie e  due bogey per il 67 se n’è andato in club house prima degli altri fissando l’asticella a “+1”. Nel frattempo Mickelson, partito dal nono posto con cinque colpi di ritardo da Westwood, ha cominciato a mettere un paio di birdie nello score, per poi frenare con un bogey alla 10. Quando sembrava che Adam Scott potesse ripetere il miracolo australiano avvenuto al Masters, ha concesso il replay della scorsa edizione infilando quattro bogey di fila, questa volta un po’ prima delle ultime quattro buche, ma egualmente perniciosi. Con Westwood e Woods in panne e nell’incertezza generale, anche se Stenson provava a dire la sua, a sei buche dalla fine è partito l’imperioso attacco di Mickelson: quattro birdie e il Claret Jug ha preso la via dell’America. “Il 66 finale – ha detto – è stato veramente un risultato straordinario su questo campo. Ho avuto dei momenti in cui pensavo di non trovare la strategia giusta, poi però ho capito come dovevo comportarmi. Nel finale, dove ho avuto qualche rimbalzo fortunato, ho cercato di non commettere errori, ma neanche ho tirato il freno a mano. Sull’ultima buca, memore di quanto era avvenuto nello Scottish Open, ho avuto l’idea di non azzardare, ma poi mi sono detto che con il ‘meno 3’ avrei avuto quasi la certezza di vincere e ho corso il rischio”. E’ la seconda volta che Mickelson vince un major dopo essersi imposto la settimana prima. Era accaduto anche nel Masters del 2006. Francesco Molinari ha tenuto una condotta di gara molto accorta e non si è perso d’animo quando ha trovato due bogey alle buche 6 e 8. Ha parzialmente rimediato con un birdie alla nove, poi ha messo infila bogey-birdie-birdie-bogey per il 72 (+1). E’ rimasto praticamente sempre al nono posto, a parte l’aver occupato l’11° dopo il secondo giro.   I risultati

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