Oramai da anni nella maggior parte dei percorsi di golf i fitofarmaci vengono utilizzati con grande parsimonia. Vengono difatti considerati come ultima possibilità di difesa, esistendo numerose ed efficaci tecniche alternative per la prevenzione delle principali avversità del tappeto erboso (interventi agronomici, selezione di essenze resistenti, altro). Le aree potenzialmente interessate dai trattamenti inoltre sono quelle di maggior pregio (greens, tees ed in parte fairways) ed interessano quindi una percentuale molto ridotta della superficie complessiva (dal 2 al 20% massimo, che su un percorso di 18 buche di circa 60 ha significa da 1,2 a 12 ha).
Parlando di fertilizzanti, l’unico rischio potrebbe essere rappresentato dall’elemento nutritivo più importante per il tappeto erboso e più facilmente disperdibile nell’ambiente, cioè l’azoto. Nei percorsi di golf tale rischio è estremamente contenuto o addirittura escluso per il fatto che i fabbisogni sono sempre molto bassi, le aree trattate sono circoscritte (dal 2 al 20% massimo della superficie complessiva), i vettori azotati impiegati sono spesso di origine organica o a lenta cessione ed infine i dosaggi applicati sono sempre necessariamente molto frazionati. A dimostrazione di quanto detto, una indagine condotta dal C.N.R. (Consiglio Nazionale delle Ricerche), che ha messo a confronto gli impieghi di fertilizzanti e fitofarmaci nei percorsi di golf con i consumi delle più comuni colture agricole, ha dato risultati assolutamente favorevoli ai percorsi di golf (fertilizzanti: minori impieghi nel golf del 75% per l’ azoto, dell’85% per il fosforo e del 60% per il potassio – fitofarmaci: minori impieghi del 50% per i fungicidi e del 60% per gli erbicidi i fungicidi, solamente per gli insetticidi si sono registrati impieghi simili). Ultima e non meno importante considerazione in merito all’impiego sia di fitofarmaci che di fertilizzanti, riguarda la biologia del tappeto erboso. Grazie all’elevata densità dei culmi, alla grande attività radicale ed all’intensa attività microbica che genera nel suolo, un tappeto erboso funge da filtro, da mezzo ideale per l’assorbimento e la degradazione delle sostanze chimiche applicate.