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Scacco matto di “re” Dustin

Dustin Johnson
  28 Febbraio 2017 Newsletter
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Scacco matto in due mosse. Con il terzo posto nella Pebble Beach Pro Am e con il successo nel Genesis Open e nel WGC Mexico Championship Dustin Johnson in due settimane è passato da numero quattro a numero uno al mondo. La sua leadership è stata poi confermata e consolidata dal trionfo nel WGC Mexico Championship. Due vittorie consecutive che ne testimoniano lo splendido stato di forma. E’ il 20° giocatore a salire sul trono da quanto è stata istituita la classifica (1986), tutto sommato una lista piuttosto corta sulla quale pesano però i due lunghissimi regni di Greg Norman (331 settimane), favorito da un criterio di punteggio, poi rivisto, che lo lasciò al vertice per molto tempo pur senza risultati apprezzabili, e di Tiger Woods (683), premiato esclusivamente dai meriti e battuto solo dagli infortuni.

I PRETENDENTI AL TRONO A dire il vero Johnson, che comunque merita la leadership, è stato favorito dai malanni di Jason Day, bloccato dalla schiena nel finale della stagione 2016, e in parte anche di Rory McIlroy, che se non si fosse fermato anche lui avrebbe probabilmente battuto sul tempo lo statunitense. I se e i ma, tuttavia, lasciano il tempo che trovano e ora tocca a Dustin Johnson godersi la fetta di gloria. Non potrà però abbassare la guardia neanche per un attimo con cinque temibili concorrenti alle sue spalle nell’arco di appena due punti. Day e McIlroy sono tornati in pista, anche se necessitano ancora di qualche gara di rodaggio, e subito dietro c’è il giapponese Hideki Matsuyama che ha iniziato la scalata quasi al termine del 2016, quando negli ultimi cinque tornei disputati, non tutti sul PGA Tour, ha colto quattro titoli e un secondo posto. E’ quest’anno è ripartito a tavoletta ancora con una vittoria e una seconda piazza. Fatto è che il 25enne di Ehime è volato al quarto posto, superando Henrik Stenson e Jordan Spieth, e ora, sia con la testa che con i risultati, è determinato a marciare spedito verso la vetta.
In questa corsa ai vertici sembrano un po’ più statici proprio Stenson e Spieth, che però sono lì. L’età è contro Stenson, mentre l’americano ha forse creato troppa attesa con un 2015 da urlo e ora sembra che faccia meno di quanto potrebbe. Se andiamo a guardare, intanto Spieth non ha nemmeno 24 anni e l’età favorisce le altalene, e poi lo scorso anno, in cui i critici hanno storto un po’ il naso per le sue prestazioni, ha portato a casa tre successi e ora ha iniziato con la vittoria a Pebble Beach. Se questa è crisi, chissà in quanti sul tour vorrebbero subirla.

GLI OUTSIDER In sostanza apparentemente il 2017 dovrebbe vivere, a livello di World Ranking, su questa sfida a sei, ma ci sono ampie possibilità che diventi a sette a breve termine, Sta vendendo fuori prepotentemente Justin Thomas, quasi 24 anni anche per lui, tre successi nel tour in corso e quattro in totale, 22° nella graduatoria alla fine del 2016 e ottavo attualmente dopo le due vittorie di fila nel Tournament of Champions e nel Sony Open, quest’ultima guarnita con la ciliegina di un giro in 59. Altri pretendenti non se ne vedono, neanche tra coloro che sono a ridosso. Adam Scott, Sergio Garcia, Patrick Reed e Justin Rose hanno già espresso ampiamente pregi e difetti, e Rickie Fowler gode di una stima ben superiore alle sue effettive qualità. Tanto che a 28 anni ha solo quattro titoli in bacheca, pochi per volare.
Torniamo a Dustin Hunter Johnson, 32 anni di Columbia (South Carolina), giocatore solido, con uno dei drive più lunghi del circuito, tredici titoli comprensivi di un major e di quattro WGC, e quarto ad aver ottenuto almeno un successo l’anno nei primi dieci di carriera. Un traguardo prestigioso, reso ancor più qualificante dagli altri tre campioni che ha agganciato: Arnold Palmer e Jack Nicklaus, entrambi con una striscia di 17 anni, e Tiger Woods, che si è fermato 14.

I SUCCESSI DI DJ Le vittorie più importanti Johnson le ha siglate nelle ultime stagioni e, in particolare, è riuscito a centrare nel 2016 il primo major (US Open), traguardo che sembrava tabù. C’era andato vicino nel 2010, quando avrebbe potuto disputare un playoff con Bubba Watson e Martin Kaymer, ma prese due allucinanti colpi di penalità sull’ultima buca per aver poggiato il bastone sulla sabbia di un bunker del Whistling Straits, che avrebbe ingannato chiunque. Una delle tante chiazze di sabbia del percorso sulla quale, un attimo prima che vi cadesse la palla di Johnson, ci stava passando il pubblico. Finì quinto. In altre due occasioni è terminato secondo e ha rischiato anche nel giorno del successo. Infatti nell’ultimo giro fu rincorso da un giudice che gli comunicò alla buca 12 un colpo di penalità per una infrazione avvenuta alla 5, ma per sua fortuna aveva un buon vantaggio e ha fatto solo statistica.
Johnson non è un giocatore di grande carisma e, del resto, la prepotente personalità di Woods, ha un po’ falsato tutto il mondo del golf sotto questo aspetto e probabilmente sarà così fino a quando Tiger frequenterà ancora i campi, anche se non vincente. Basti pensare a quanta attesa si stia creando per sapere la nuova data del suo rientro.

LA RINASCITA Dustin è, però, un personaggio sul quale aleggia un po’ di mistero per due improvvise scomparse dal circuito , la più clamorosa nel 2014. “Ho bisogno di un periodo lontano dal golf. Devo risolvere sfide personali e mi serve aiuto per tornare ad essere un giocatore solido” parole affidate a un breve comunicato ai primi di agosto. Era al n. 16 nel world ranking ed era già nella squadra di Ryder Cup. Pochi giorni dopo ci sarebbe stato il PGA Championship. Ritornò in campo dopo sei mesi di silenzio. Un precedente nel 2012, quando alla vigilia del Masters diede forfait giustificandolo con dolori alla schiena causati da un incidente con lo sci d’acqua. Rimase fuori tre mesi. In merito ai due episodi si sono fatte tante illazioni, compresa la voce che fosse stato il PGA Tour a consigliarli riposo, voci peraltro seccamente smentite dalla stessa PGA.
Il Dustin Johnson attuale è comunque un giocatore sereno, felicemente unito con la bellissima Paulina Gretzky, figlia della leggenda NHL Wayne, che gli ha dato un figlio (Tatum) e che gliene darà un altro. L’annuncio è arrivato proprio nel giorno del successo al Genesis Open: miglior modo per festeggiare l’ingresso nel regno del golf non poteva esserci.

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