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Pierfederico Rocchetti: “Io, disabile e innamorato del golf”

  09 Maggio 2016 In primo piano
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​Che sia uno dei migliori atleti disabili del golf italiano, Pierfederico Rocchetti avrà modo di dimostrarlo anche nella sedicesima edizione dell’Italian Open for Disabled (Rapallo, 10-11 maggio). Il palmares, del resto, parla per lui: un secondo posto agli Europei, quattro volte consecutive primo nell’Ordine di Merito europeo, un quarto posto ai Campionati del mondo, una sfilza di Open d’Italia disabili vinti, più una raffica di altri tornei europei nel carniere. Conosciamolo più da vicino.

Chi è. Quarantaquattro anni, romano doc, nonostante sia nato in Africa (in Rhodesia, dove il papà ingegnere si trovava per motivi di lavoro), una laurea in scienze politiche nel cassetto. Tifosissimo della Lazio, poteva diventare un calciatore: “Sono arrivato fino alla terza categoria, ero una buona ala destra”.
Il golf nel Dna. Respira aria di green, bastoni e palline fin da piccolissimo: “Vengo da una famiglia di appassionati, ho cominciato a 3-4 anni con un maestro d’eccezione, Pietro Manca (padre dell’attuale Segretario Generale della Federazione Italiana Golf, Stefano). A 16 anni, quando mi sono formato fisicamente, ho scelto di diventare un golfista: non volevo che l’emiparesi congenita al braccio sinistro costituisse un freno per la mia passione”.
Il golf e la montagna. Non toglietegli l’altra sua grande passione: l’alpinismo. “Arrampicarsi ha diverse analogie con il golf. Come quando sei sul green, la montagna è giudice imparziale: o ce la fai o non ce la fai. Anche lì giochi contro te stesso, prima ancora che contro gli avversari. Scalate di 2° e 3° grado aiutano a conoscerti meglio nel profondo”.
Il suo gioco. Si allena almeno due ore al giorno, sei volte la settimana, al Circolo del Golf di Roma Acquasanta. Colpi ok: “Gioco corto, approccio e drive”. Colpi su cui dovrebbe migliorare: “Tutti i secondi colpi dal fairway”. Giocatori preferiti: John Daly (“per il suo fenomenale gioco corto”), e Phil Mickelson.
Io e la Ryder Cup. Roma 2022? “Inizialmente ero tra gli scettici, ma il fatto che il Presidente Franco Chimenti ci credesse così tanto mi ha fatto subito cambiare idea e cominciare a sperare. Da italiano, la considero una grande occasione per l’Italia di lanciare il golf, superando luoghi comuni e falsi miti fin troppo radicati. Da romano, un’occasione top che vale una finale dei mondiali di calcio”.
Il golf, i disabili e Nietzsche. Per spiegare come convincerebbe qualcuno a vedere una gara di golf per disabili, cita addirittura Nietzsche: “Chi balla ti può apparire matto, se non puoi sentire la musica; ecco: per apprezzare una gara di golfisti disabili devi sforzarti di cogliere la loro ‘musica’. Se riesci a immedesimarti nei sacrifici che hanno fatto, nella difficoltà di certi gesti tecnici che pure fanno a meraviglia, è un vero spettacolo”.
Complimenti e autoironia. Il complimento che non dimentica glielo fecero Roberto Bernardini e Massimo Mannelli: “Hai le mani d’oro”. Una gaffe? “Macché. Gli risposi così: casomai ho una mano d’oro… E ci facemmo una risata sopra”.

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